Negli ultimi due anni mi è stato richiesto sempre più spesso di decorare spazi interni. La necessità alla base di queste richieste era quasi sempre l’esigenza di rivedere i luoghi di lavoro moderandone la freddezza, la pesantezza o il poco colore degli spazi. Ho notato come sia decisamente cambiato l’approccio alla progettazione degli spazi di lavoro nelle aziende.

Il mio lavoro si inserisce nel processo di progettazione per dare leggerezza attraverso i miei disegni e riempire la quotidianità delle persone di colore e segni. È per me un’attività molto stimolante, pensare di poter alleggerire in qualche modo la giornata di qualcuno che sta al computer, che deve fare call, che compila excel tutto il giorno.

Questo tipo di intervento è sempre molto stimolante e quando ho visto e approfondito il progetto del nuovo centro direzionale di COOP Reno, ho trovato interessantissimo il concept, l’idea, le scelte operate e in generale l’approccio che i progettisti hanno avuto.

Cosa hai trovato difficile in questo progetto?

La cosa che all’inizio mi spaventava di più era la grandezza della superficie su cui intervenire. Mi sono avvicinato al progetto partendo dai video degli interni in fase di cantiere, ho iniziato a immaginare gli spazi, ho fatto un sopralluogo e a quel punto non potevo più tirarmi indietro: era tutto incredibilmente bello.

C’è poi l’aspetto legato all’impossibilità di valutare il risultato finale prima di vederlo in opera. È una cosa che fa parte del mio lavoro e che mi tiene in tensione, una sana tensione. Mentre quando realizzo illustrazioni per copertine o campagne, ho la possibilità di vedere subito la resa finale del soggetto, nei casi di progettazione di spazi interni, lavoro con mockup e fotografie ed è quindi normale non avere la percezione esatta del risultato fino a quando non sarà reale. Una volta applicato, non si toccherà più, non avrò la possibilità di fare ctrl Z e ripartire da zero.

Un’altra sfida interessante di questo lavoro per COOP Reno è stato il tentativo di comunicare con il mio segno i valori e i concetti cari a COOP. Non è sempre facile tradurre concetti astratti in segni concreti.

Cosa hai fatto nel dettaglio?

Nella pratica, il mio intervento si è diviso in due parti: il lavoro sul Centro Direzionale e quello sul Centro Polifunzionale per i quali ho avuto due diversi approcci creativi.

Il Centro Polifunzionale doveva incarnare l’eterogeneità di contenuti, di persone, di storie. Le pareti a vetri sono decorate con illustrazioni che si allineano al mio immaginario: forme e figure che si armonizzano in una costruzione di linee che tecnicamente collegano ogni elemento e che concettualmente mettono in relazione gli elementi, dando vita a una narrazione visiva realizzata tecnicamente con un prespaziato tono su tono. La tromba delle scale, invece, sarà molto colorata, con un’illustrazione cielo-terra che la ricopre completamente, realizzata su una sorta di carta da parati che accompagnerà la salita dei fruitori del Centro Polifunzionale.

Per il Centro Direzionale, ho invece fatto delle scelte che prendono una direzione diversa da quello che solitamente realizzo. 

Il mio intervento è previsto su parte delle vetrate del secondo piano: il corridoio degli uffici della direzione e la sala riunioni. Per dare continuità all’immagine coordinata del brand, ho ripreso le 3 forme che costituiscono il logo (triangolo, cerchio e apostrofo) e con quelle ho costruito un’immagine che raccontasse di persone, ambiente, lavoro, valori in un’illustrazione senza soluzione di continuità realizzata in prespaziato tono su tono. 

Anche le 4 pareti che dalla hall vanno al lucernario verranno lavorate in prespaziato, con linee leggere per non avere pieni che vadano a inquinare la leggerezza del progetto.

Altra scelta che si discosta dal mio tradizionale approccio visivo, ma che ho fortemente consigliato, è la realizzazione delle immagini con una colorazione tono su tono. Non ci saranno tinte forti: le applicazioni su vetro saranno semplicemente opacizzanti, realizzate con adesivi semitrasparenti. Non volevo che i disegni “chiudessero” lo spazio, soprattutto in ambienti dove non arriva la luce diretta. Grazie a questi giochi di trasparenze, il disegno è presente, ma non ingombrante.

Come si arriva dal disegno a matita al progetto finito?

Per capire come sarà la realizzazione finale, c’è bisogno di un grande lavoro di immaginazione, sia da parte mia, ma soprattutto da parte del cliente. Abbiamo fatto dei test su piccole superfici per verificare la resa dei materiali, ma ovviamente le dimensioni contano: vedere una piccola porzione di vetro decorata, non è paragonabile a vedere un intero corridoio di 13 metri coperto di disegni. Sarà una sorpresa fino al momento dell’allestimento finale.

Spesso la gente mi chiede se nascondo qualcosa nei miei disegni, oppure immagina di vedere cose che non ho disegnato. Ma devo dire che non ho l’abitudine di inserire “easter eggs” nelle mie illustrazioni. L’unica cosa che mi piace ci sia sempre è un cane. Un cane sta sempre bene.

Qual è l’aspetto più divertente di questo progetto?

La cosa più divertente di questo progetto coincide con la cosa più difficile: la grandezza della superficie, che è stata un terreno di gioco ambizioso e allo stesso tempo spassoso. C’è il panico del grande foglio bianco e allo stesso tempo la soddisfazione di vedere che, passo dopo passo, il foglio si riempie e quello che disegno inizia a funzionare.

Mi ha divertito molto giocare con le forme del logo, non mi capita spesso di farlo: mi è sembrato di giocare a Tangram (il gioco con i pezzi di legno che devi mettere insieme per comporre forme diverse). Ho provato a realizzare figure e momenti quotidiani: un impiegato al computer, una ragazza che legge, una persona che fa la spesa e diversi altri character, partendo da quelle tre forme basilari.

C’è un momento particolare che vivo in maniera molto intima ed è l’istante in cui vedo nascere il segno definitivo: il cliente vede lo sketch a matita e poi direttamente il disegno finito. Si perde il momento intermedio, quello che io vivo quasi come una rivelazione, in cui dalla matita passo alla definizione delle linee, decidendo le dimensioni di ogni segno, lo spessore del tratto e chiudendo ogni singola figura. È un momento per me esaltante quando le forme si incastrano alla perfezione.

Come pensi reagiranno le persone, cosa ti piacerebbe che dicessero del tuo lavoro?

Mi piacerebbe succedessero due cose contrastanti: da una parte vorrei che i disegni sfuggissero all’attenzione delle persone, risultando non troppo presenti. Vorrei che fossero come una bella poltrona, quella che quando ti siedi ci stai benissimo, ma che non diventa l’oggetto protagonista della stanza.

Dall’altra parte mi piacerebbe che le persone notassero le immagini un po’ alla volta, divertendosi a leggere un po’ alla volta le cose che ho disegnato.

Penso che nessuno, quando al mattina arriverà in ufficio, dirà “vediamo un po’ cosa c’è disegnato qui e cosa significa quest’altro segno”. Ma magari in un anonimo pomeriggio di primavera, mentre è seduto alla propria scrivania, un raggio di sole illuminerà un pezzo di parete, lasciandogli scorgere che lì c’è disegnato un ragazzo in monopattino, là c’è un bambino sul carrello della spesa e laggiù quel viso che gli ricorda tanto qualcuno.

Descrivi la realtà o sei spunto per un cambiamento? 

Se racconti esattamente quello che vedi, non stai facendo l’illustratore. Cerco di tradurre ciò che vedo con i miei occhi, raccontando piccole storie, niente di trascendentale o che cambierà il corso della Storia, ma semplici momenti di vita quotidiana, istanti di armonia in cui tutto è connesso. L’obiettivo dei miei disegni è dare qualche istante di leggerezza alle persone che li guardano. In questo senso, è per me un mantra quello che diceva Italo Calvino: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore»

Non per dire, ma per fare

  • L’idea
  • La progettazione degli spazi
  • L’identità: nome e logo
  • La costruzione degli edifici
  • I partner per le iniziative
  • Inaugurazione

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